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Caso n° 3
II Pubblico ministero presso il Tribunale di minori decide di incaricare il Centro di Mediazione per l’esperimento di mediazione relativo al caso di Tizia (indagata per il reato di cui all’articolo 582 C.P., in danno di Caia), procedendo ai sensi dell’art. 9 D.P.R. 448/88 ed inviando il relativo carteggio al centro competente. Il Centro di mediazione invita quindi i soggetti interessati (vittima e reo), inviando loro una lettera con l’invito a voler partecipare ad un incontro preliminare preordinato ad acquisire il consenso all’ulteriore prosieguo del percorso di mediazione, da assumere secondo una personale valutazione di opportunità. Nel caso di specie, ad esempio, Tizia (che ha 15 anni) vive a Cosenza, frequenta l’ultimo anno della scuola media inferiore, si è appena trasferita col padre da Milano e vive con le tre sorelle ed insieme alla nonna. Il padre lavora e frequenta un corso serale per la licenza media, sta subendo la separazione dalla moglie che è rimasta a Milano col convivente e si dedica molto ai suoi figli con gli innumerevoli problemi legati non solo alla separazione ma anche al trasferimento. Non risulta alcun precedente penale pregresso a suo carico. La giovane Caia (parte lesa) ha invece 16 anni vive in famiglia ed è la prima di due figlie. E’ orfana di padre da poco tempo e la madre, ancora affranta dalla morte del marito, cerca di mantenere, la famiglia come può, è di umili origini e frequenta un corso serale per la licenza media (lo stesso del papà di Tizia), vive anch’essa a Cosenza e va a scuola. Nel primo colloquio con Tizia (all’incontro trattandosi di minori, erano stati naturalmente invitati anche i genitori) si procede alla spiegazione del significato e delle modalità della mediazione chiedendo ai genitori (che acconsentono in tal senso) l’autorizzazione a sostenere un primo colloquio solo con la giovane indagata. Viene chiesto alla ragazza di narrare l’accaduto dando il più ampio spazio alla sua discussione al fine di acquisire tanto gli estremi delle vicende interessanti il tentativo di mediazione quanto i timori connessi alle conseguenze del reato e le eventuali aspettative. Non c’è conoscenza pregressa tra le due ragazze né rispetto all’episodio c’è mai stata una precisa volontà di nuocere in alcun modo e per qualche motivo specifico; la vicenda potrebbe quindi ricondursi a semplice litigio tra coetanee e consistita, concretamente, nella difesa assunta da Tizia in favore di due amiche, apostrofando malamente Caia lungo il Corso cittadino determinando la sua reazione e la richiesta di intervento inoltrata alla polizia. La ragazza dichiara di intendere incontrare personalmente Caia per poter ribadire quanto riferito ai mediatori. Si procede, dunque, ad incontrare separatamente Caia (anche in questo caso trattandosi di minore era indispensabile la presenza della madre e nel caso specifico anche della sorellina minore presente al fatto) ed anche in questo caso l’equipe procede ad informare anche questi del significato e delle modalità della mediazione chiedendo, ovviamente, il consenso a proseguire nel percorso. Il colloquio viene impostato con le medesime modalità già svolte nel corso del colloquio con il reo assicurando a Caia piena libertà espositiva nella narrazione del fatto e delle sue conseguenze e dando ampio spazio alla persona perché possa raccontare i termini del conflitto esprimendo anch’essa timori ed aspettative connessi agli effetti del suo come del comportamento del reo.
Caia conferma la ricostruzione dei fatti fornita da Tizia ma la sua narrazione risente negativamente dell’accentuazione, da parte della madre presente, circa il contenuto dell’episodio manifestando grande apprensione e timore per il fatto di dover reggere da sola il peso di tutta la famiglia e soprattutto due figlie femmine. Caia è molto chiusa ma esprime il suo consenso all’incontro di mediazione. Durante l’incontro congiunto si rileva un atteggiamento decisamente più chiuso e bloccato nell’esposizione, da parte di Caia, mentre Tizia continua ad essere fiduciosa e serena nella direzione dell’equipe. Nonostante ciò è proprio Caia che adiuvata dalla sorella minore con tono sempre pacato ed atteggiamento sempre più sereno, ripercorrendo le varie fasi della vicenda e le ansie che essa aveva determinato, ricompone il conflitto e assume i reali contorni. Le ragazze vengono sollecitate a rivedere la vicenda dalle due diverse prospettive, a riflettere sulle tristi similitudini della loro vita ( l’una senza padre e l’altra con la mamma lontana, a dover scegliere dove vivere e con chi), ponendo l’accento sui punti salienti del discorso e traghettando le emozioni in direzione di entrambe. Anche Tizia partecipa attivamente rappresentando la sua posizione, percependo con chiarezza le insicurezze delle giovani astanti e scusandosi. Le ragazze chiedono quindi di essere lasciate sole per poter approfondire la loro conoscenza e l’equipe condivide ovviamente tale richiesta approfittando per restituire il conflitto ricomposto ai genitori delle giovani, che scoprono di essere compagni di corso, di avere anche loro simili preoccupazioni in qualità di genitori unici nella gestione delle rispettive famiglie , in particolare il padre di Tizia esprime la sua preoccupazione per le ripercussioni che quest’episodio potrebbe avere sulla sua causa di divorzio. I due raggiungono un buon livello di comunicazione e comprensione sopratutto delle reciproche difficoltà di educatori, si accordano per il ritiro e la contestuale accettazione della querela ringraziando soprattutto per avere avuto la possibilità di esprimere liberamente tutte le più recondite emozioni in merito alla vicenda. Le ragazze, rimaste in conversazione per tutto il tempo, nel salutare l’equipe la informano di aver convenuto un appuntamento per il pomeriggio sul corso cittadino, manifestando contestualmente la sopraggiunta serenità rispetto all’epoca dell’evento e la loro contentezza per il nuovo rapporto di amicizia che si è venuto a creare. L’equipe chiede infine al papà di Tizia di aiutare la mamma di Caia e lui decide anche di inviare un cesto natalizio.